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1.
intro 04:18
2.
laGGGente 04:32
Siamo stati mille volte osservati da dottori specialisti Ci hanno detto solo che le funzioni, quali che siano, sono stabili Ci siamo smarriti per le strade tra segnali e semafori Persi come piante di alloro in campi di spaventapasseri E poi La soluzione era così facile Essere se stessi Che prima o poi arriva il principe azzurro Con una soluzione in mano E nei pantaloni Ci si siamo sconvolti per celare lo squallore della sobrietà Dei parenti e degli amici persi in qualche sterile polemica Le ragazze o i ragazzi sembravano così abili a manovrare alibi Per poterci consigliare il nemico sbagliato o il falso amico appropriato E poi Il chiarore della sera Aveva fatto luce E dato ragione al nostro sgomento Ma prima di pestare altre mine Ci hanno fatti fuori Mettendoci cartelli addosso Figli di un errore e di un litigio Con un dio noioso come un lento Semi privi di luce e di una voglia Stelle condensate su vetrine Piene di cadaveri di plastica Con la vostra espressione addosso Non vi preoccupate che volendo Ci entrerete comunque in paradiso
3.
C’ero anch’io Tra di voi Vi guardavo annerire Come gioielli di ferro Lucidi Sudati Mentre vi affannavate A dimostrare qualcosa Il mondo Ha incominciato a capirvi Quando avete smesso di parlare Dicendo cose e cose Con gli occhi dilatati Gli occhi sbarrati Per non lasciare andare alcuna esitazione C’ero anch’io tra di voi Mentre protestavate Compatti e sottovuoto con il braccio alzato Bocche sincronizzate per abbattere il mostro Che alla fine non era neanche quello giusto Quella forte paura degli spazi banali Argomentazioni e necessità copiate da manuali Perché il mondo era troppo Come il Kamasutra per una Barbie Metamorfosi agghiaccianti vi hanno colpito Come un temporale o uno sputo Una volta caduta la maschera o la moda Simulavate comprensione Incrinati come vetro Quando giudicavate se questo è un uomo Ed ogni giudizio ad ogni anomalia Era solo una piccola innocente risata Sotto il vostro naso Un vestito di puro fallimento calzava a pennello Sullo sguardo imbalsamato Sulle vostre parole per dire no a tutto Nel nome di facili vertigini
4.
Il freddo non penetrava le ossa, non leccava la pelle I denti tremavano solo per rabbia Quel freddo faceva stringere con più forza le anime tra loro E a volte riusciva ad esserci persino amore Le strade erano tutte uguali, differenziate dai murales E dalle firme criptate dei poeti delle bombolette spray Profanavano mura secolari in maniera così ridicola Da fare ridere ogni fantasma C’era tanta vitalità, stordita da alcool e risa E dalle promesse dei vecchi illusi falliti Che promettevano un mondo migliore Senza più guerre ne porci con le ali Ne falliti che indicavano strade incerte ai dispersi Quante psicosi alienate sotterrate tra noi e il nucleo terrestre Solo minuti da riempire con il ricordo deviato del futuro Ho visto cose Che voi immagini Non potete neanche umanizzare Le donne venivano da ogni parte del mondo ed erano stupende Splendevano di luce propria Sfrecciavano tra le braccia di uomini troppo fragili per trattenerle Troppo friabili per stringerle a loro Nel silenzio delle chiese si sentiva davvero Qualcosa di simile a Dio Dentro sussurri ermetici che sfioravano le orecchie Drizzando la schiena con un sussurro nel riverbero Le bugie dei morti e dei vivi come satelliti in collisione Disprezzavano la calma apparente della domenica sera Dove la città si addormentava pregando Morfeo Di soffocare anche l’ultimo brandello di lucidità Quante psicosi alienate sotterrate tra noi e il nucleo terrestre Solo minuti da riempire con il ricordo deviato del futuro Ho visto cose Che voi immagini Non potete neanche umanizzare E tutto questo Era la tenera malinconia di una carezza che Gli abitanti della città di carne Desideravano Più di quel poco che avevano già
5.
fiabe 06:16
l'incedere sublime di un turbine di polvere un regno distrutto da voci di apocalissi imminenti bastonati come cani sono i ricordi degli afflitti e degli autodistrutti disegna i bordi spezzati di ombre che inaridiscono la terra stracciando i sogni le catene d'oro dissolte dal fuoco della nostra rabbia chiudi gli occhi e ascolta le fiabe carnivore sussurrate dal vento le urla dissolte fra la terra e il cielo il mormorio flebile che ti parla dell'universo libero da ogni canto dell'inferno raccontami di quel mostro ammaestrato di quella fame che non conosce soddisfazione dei tuoi piedi immersi nella terra di un pianeta immerso nell'infinito apri il cielo con le tue lacrime osserva i giorni evaporare sotto il sole percorri i passi che non hai mai fatto e spegni la fame che hai sempre tappato con il niente e prova ad ascoltare le fiabe carnivore sussurrate dal vento le urla dissolte fra la terra e il cielo il mormorio flebile che ti parla dell'universo libero da ogni canto dell'inferno raccontami di quel mostro ammaestrato di quella fame che non conosce soddisfazione dei tuoi piedi immersi nella terra di un pianeta immerso nell'infinito
6.
G 05:06
Stai Nei perduti attimi Di una forma spenta Posato Sopra le parole Cieco E incomprensibile Indefinita sensazione Tra le righe Della mia storia sbagliata Credo In una guerra che Coinvolge tutti Fingendo Di non farne parte Mercurio Combatte lo zolfo e il sale Dove le canzoni sono rotte Da frasi perse nel caso Apriti e cerca ancora che La fine è solo un punto in un libro Prega questo gioco sacro che Ti possa dare la benedizione e l’opportunità Di un nuovo perché Sogno Un attimo immenso che Mi dia dei nuovi occhi Che vedano L’invisibile E diano fame Ad ogni cervello che Chiude fuori da se questo mondo che urla Senza alcuna ragione E poi Ci siamo svegliati qui Nel metallo fragile Delle scuse E degli impegni mancati Nel fuoco Che sfida la grandine Nel coraggio che manca come il resto Di questo schema contorto.
7.
l'imputato 04:48
sono innocente sono tutte calunnie siamo tutti colpevoli di sentirci innocenti un coro di fantasmi testimonierà a nostro sfavore ma il giudice se ne fregherà dirà: cosa vi posso fare se non sapete accusare? se le vostre accuse inconsistenti sono reati di opinione i vostri corpi impiegano poco a diventare oggetti e immagini i fantasmi amorfi come voi ci circondano e interferiscono ci metterete poco a lanciare anatemi ci metterete una vita per accarezzarvi l'anima le pareti ammuffite del vostro ego disfatto vi faranno impazzire ma sorriderete come non mai e così come a carnevale a correre ridere mentire ed urlare disfatti come letti d'amore abbandonati nelle strade e non contenti di tutto questo pugnalerete alle spalle i più illusi quelli convinti che tutto questo sia vita e non delirio la selva sconcia di questo mondo sarà solo una tabula rasa e ogni atto di verità sarà solo un gesto sporco pulirai violentemente i tuoi occhi finchè non resteranno che le ossa e così cieco e stanco di annaspare continuerai a barcollare nel fango caduta nel sangue tra i morti e i superstiti e le tue accuse sono polvere esattamente come il mio ricordo di te e se il passato è ormai morto prova a chiederti perchè stai così male insultando il presente

about

scritto registrato da Vincenzo Orsini tra il 2014 e il 2017

credits

released June 13, 2018

Five Tons of Flax sono:
Vincenzo Orsini: chitarra, voce, drums & synths programming
Matteo Blundo: Viola e synths
Mastering: Stefano Vendramin

license

all rights reserved

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about

FIVE TONS OF FLAX Sizilien, Italy

M2: There is a Zen Story about a student who asked a Master to explain the meaning of Buddhism, The Master's reply was "Three pounds of flax."
GP: Is that your answer to my question?
M2: No, of course not. That is just illustrative. The answer to your question is FIVE TONS OF FLAX!
(cit. Principia Discordia, Malaclypse the Younger)
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